Luigi Credaro (Sondrio, 1860 - Roma, 1939)

Ritratto di Luigi CredaroNato a Sondrio nel 1860 da famiglia contadina, Luigi Credaro si laurea nel 1885 in Lettere e Filosofia a Pavia con Carlo Cantoni, cui succede nel 1894 nella cattedra di Storia della Filosofia. L’anno seguente, nel 1895, viene eletto deputato fra le file dei radicali in Valtellina e da quel momento l’insegnamento universitario si lega strettamente in lui all’impegno politico.
Per Credaro, infatti, la filosofia non doveva mai perdere di vista l’uomo, e la pedagogia non era altro che la filosofia stessa applicata alla personalità umana alla cui libera crescita la società doveva contribuire attraverso la scuola che diviene così il fulcro di tutta la sua attività di studioso e di uomo politico.
Chiamato a Roma nel 1901 da Antonio Labriola alla cattedra di Pedagogia, Credaro fu uno degli artefici dell’ingresso dei radicali nella maggioranza di governo liberal-giolittiana.
Sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel 1906 nel governo Sonnino, diventa Ministro nel 1910 nel governo Luzzatti e nella carica verrà confermato anche nel successivo governo Giolitti nel marzo del 1911. Pochi mesi dopo, il 4 giugno 1911, il Parlamento approvava la nuova legge di riforma scolastica Daneo-Credaro che trasferiva la gestione della scuola primaria dai Comuni allo Stato. Per Credaro si trattava di far passare l’istruzione elementare dalla sua dimensione ancora assistenziale e caritativa a moderno ed efficiente servizio pubblico e di dare a tutta la scuola pubblica un carattere laico e democratico.
Proprio in quest’ottica, del resto, egli aveva attivamente collaborato nel 1901 alla nascita dell’Unione Magistrale Nazionale e fondato nel 1904 a Roma la Scuola Pedagogica, cui si affiancherà nel 1907 anche la “Rivista Pedagogica”, che diresse con il valido aiuto della moglie Elisa Paini, da lui sposata in Valtellina nel 1884.
Con lo stesso animo riformatore affrontò anche i problemi della provincia di Sondrio. La Valtellina credariana degli anni tra il 1900 e il 1914 è, infatti, la Valtellina degli anni d’oro del termalismo e del primo turismo, la Valtellina delle prime grandi centrali idroelettriche e della ferrovia elettrificata fino a Tirano, la Valtellina dove, grazie ai provvedimenti da lui fatti passare in Parlamento, nasce la zona franca di Livigno, rifioriscono la viticoltura e l’alpeggio e si forma il moderno sistema dei servizi pubblici a partire da quelli scolastici. Dopo la guerra, nel 1919, Credaro divenne senatore e Nitti lo nominò Commissario Generale Civile per la Venezia Tridentina, dove cercò di favorire l’integrazione fra italiani e tedeschi. Costretto dai fascisti a dimettersi nel ’22, Credaro sarà cacciato dal nuovo regime nel ‘23 anche dalla carica di Presidente del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione.
Col delitto Matteotti, nel ’24, la sua opposizione al Fascismo si farà netta e nel 1925 è tra i 51 professori che firmano in Parlamento la mozione di Benedetto Croce contro la riforma Gentile della scuola che annullava molte delle sue innovazioni.
Muore a Roma il 15 febbraio 1939.


 
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